Questo è un ampio servizio sulle agenzie del lavoro nella Provincia del Verbano Cusio Ossola

Questo è un ampio servizio sulle agenzie del lavoro nella Provincia del Verbano Cusio Ossola, che ho preparato nell’ottobre del 2010. Non è stato pubblicato dalla testata cui l’ho proposto. Riflette i pro e i contro, le impressioni e i giudizi che molti hanno su queste realtà, non solo a livello locale. Con tanto di risposta dei diretti interessati.

“La quasi totalità di agenzie per il lavoro sono una “sola”, … vi rubano i vostri dati allo scopo di ingrassare il loro database.” “Spesso si inventano pure falsi lavori … per acchiappare il più gente possibile ….” E’ quanto si legge in un blog, nel sito www.gazzettadellavoro.com; con tanto di risposta: “Ciao, io lo scorso anno ho lavorato tramite un’agenzia … per 3 mesi con busta paga, TFR, ferie &Co. Il fatto di volere incrementare il data base è normale … quando si presenta un’offerta di lavoro devono avere un’ampia rosa di candidati da poter presentare” Queste poche righe, datate dicembre 2008, riportano nel linguaggio immediato dei blog opinioni e reazioni dei disoccupati, soprattutto giovani. Nel VCO la situazione non è diversa. In Provincia sono attualmente iscritte all’Albo Informatico Nazionale 8 agenzie: alcune operano dai primi anni 2000, come Adecco a Gravellona Toce, GI Group a Verbania o Openjob a Omegna; Adecco per un breve periodo ha avuto anche una sede a Domodossola, ma ora in città si trova solo Manpower, operativa dal 2006. Lo stesso anno di nascita ha “Articolo 1” ad Omegna, che una volta si chiamava Olympia ed aveva assorbito la Allbecon: Obiettivo Lavoro, a Gravellona Toce ha aperto nel 2008 e Synergie ha riaperto la sua sede omegnese a settembre di quest’anno. Un discorso a parte merita Unimpiego, servizio istituito dall’Unione Industriale del VCO per le imprese iscritte, nato addirittura nel 1999. Altre 2 agenzie omegnesi sono chiuse da qualche anno. 

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Le agenzie del lavoro sono nate alla fine degli anni ‘90, come società di intermediazione, equiparabili ai centri per l’impiego pubblici che hanno sostituito i vecchi Uffici di collocamento. Non più monopolio pubblico dell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, ma concorrenza fra soggetti pubblici e privati; i datori di lavoro scelgono liberamente la manodopera che preferiscono, senza dover ricorrere a liste pubbliche blindate. Chi cerca lavoro si iscrive all’agenzia presentando il proprio curriculum, un documento e il codice fiscale; le imprese incaricano le agenzie di cercare il personale di cui necessitano. In base al Decreto Legislativo 276/2003, le agenzie possono svolgere attività di somministrazione di lavoro (il cosiddetto “lavoro interinale”), intermediazione tra domanda e offerta, attraverso la raccolta dei curriculum, la preselezione, la promozione, progettazione ed erogazione di attività formative, supporto alla ricollocazione professionale. Le agenzie devono essere autorizzate dal Ministero del Lavoro e iscritte nell’Albo nazionale che riunisce tutti i soggetti pubblici e privati operanti nel settore. Attualmente sono iscritte 234 agenzie; i centri per l’impiego sono 527, più 120 sportelli locali in Sicilia

 

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“Mi chiamo Alessandro e da circa un anno ho perso il lavoro che avevo a Gravellona Toce. Ho avuto a che fare con diverse agenzie interinali a cui sono tutt’ora inutilmente iscritto; a tante forse mi iscriverò ancora, più che altro per disperazione”. Alessandro Cerutti, ex stampatore grafico, 30 anni, vive a Domodossola. Perché giudica in modo così negativo le agenzie del lavoro? “A tante promesse sono sempre seguiti giorni e mesi di vuoto, nessuna comunicazione da chi è dall’altro lato della scrivania. Abito in un piccolo paese, che non può paragonarsi a una città; qui la crisi ha avuto effetti allarmanti sull’occupazione. Ho varcato le porte di agenzie interinali che sono spuntate in fretta ma che poi, dopo pochi mesi, hanno chiuso i battenti. Mi chiedo: a cosa è servito iscrivermi? Prassi di tutti è farti accomodare, darti carta e penna con cui compilare un curriculum e scarabocchiare una firma; poi, una stretta di mano e la fatidica frase: “Nel caso la chiamiamo noi”. Puntualmente poi nessuno si fa sentire. Si scopre che a volte i tuoi dati sono andati persi, che dopo 3 mesi ti devi ri-iscrivere; che tanti annunci sono vecchi, post-datati, tenuti solo per attirare gente o far apparire più “in voga” l’agenzia”. Ma quando il collocamento era solo pubblico, non funzionava certamente meglio: “I centri per l’impiego non sono migliori – prosegue il giovane – Ambienti piccoli, inadatti a una mole di persone così numerosa, spesso strapieni, con poco personale. Orari “ballerini” e lungaggini nel gestire gli iscritti, che sovente sono extra-comunitari e stentano a farsi a capire. La cosa più spiacevole è che molte volte restano esposti gli stessi annunci, anche se è stato già trovato il relativo personale. C’è chi dice che vanno lasciati “fino alla data di scadenza” … Oppure capita di venire a conoscenza di bandi per posti di lavoro, in amministrazioni comunali e non solo, di cui al Centro per l’impiego non sapevano l’esistenza e, per questo, di rispondere tardi. A me è successo con un concorso per il Conser VCO.” Il racconto di Lara Ferraris non è molto diverso: “Sono una ragazza di 25 anni, in possesso di diploma di grafico, abito ad Arizzano. Dalla fine delle scuole superiori sono iscritta a tutte le agenzie del lavoro ed al centro per l’impiego, senza nessun risultato apprezzabile. Una volta fatta l’iscrizione non si è più seguiti o contattati, per sapere se si presentano opportunità lavorative in linea con il tuo profilo. Anche quando sei tu direttamente a candidarti per un’offerta d’impiego, non vieni contattato neanche per un semplice colloquio conoscitivo. Per non parlare del fattore esperienza; veramente una frase fatta che non si può più sentire. Se appena uscita dalle superiori nessuno mi ha fatto lavorare nel mio settore, questa famigerata esperienza non l’ho maturata.” Ma questo problema può essere imputato alle agenzie? “Dovrebbero essere oasi per noi disoccupati, inoccupati o come ci vogliono chiamare – prosegue Ferraris – Invece rimani sospeso in attesa di una chiamata che non arriva; intanto il tempo passa, ti guardi in giro e ti chiedi perché dovresti trovare lavoro tu prima di tutta la gente lasciata a casa da questa crisi. Ogni 3 mesi se non ti ri-iscrivi alle agenzie vieni archiviato, oltre alla beffa di non essere mai stato richiamato. Il sistema è da rivoluzionare, a mio avviso. Occorrono più controlli, per vedere effettivamente il lavoro che svolgono queste strutture e soprattutto come lo svolgono”.  

 

 

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Agenzie del lavoro come specchietti per allodole? Alle accuse di tanti disoccupati risponde Silvia Zanella, di Adecco Italia. “Posso parlare solo dell’azienda per cui lavoro” esordisce. “Iniziamo dall’esposizione degli annunci per tempi lunghi; è una “policy” che il nostro gruppo adotta in tutti i Paesi in cui opera; gli annunci devono restare per un mese, ad eccezione di singoli casi urgenti. Inoltre, specialmente in alcune zone, per certe figure specializzate abbiamo richieste tutto l’anno, anche se una singola azienda in un certo momento non ne ha bisogno; non si tratta, dunque, di annunci – civetta. La vostra zona – prosegue Zanella – ha sofferto molto; non le vengo a dire che diamo il lavoro a tutti, neppure altri attori del mercato ci riescono. Il mercato si sta riprendendo, ma nel 2007 avevamo meno del 6% di disoccupazione, adesso siamo al 10%.” Le iscrizioni da rifare periodicamente sono una prassi solo in alcune agenzie: “Da noi si possono fare in filiale o attraverso il sito internet, dove ne abbiamo 3.600.000 – dice Zanella –  Non si viene cancellati se non ci si cancella da sé”. Ma come si spiegano i dati personali persi? “L’unica possibilità che mi viene in mente – risponde – è che qualcuno, iscrittosi in filiale, sia stato fatto ri – iscrivere qualche giorno dopo perché i dati non erano ancora stati immessi nella sua scheda, per il carico di lavoro che gli impiegati hanno. Noi non abbiamo mai avuto segnalazioni di casi simili, in tutt’Italia.” E i candidati “archiviati”? “Assolutamente no – risponde l’interlocutrice – Periodicamente li richiamiamo, per verificare se non si ripresentano perché hanno trovato lavoro o per altro motivo.” Alcuni denunciano che le imprese non accettano chi va direttamente alle loro sedi a cercare lavoro: “E’ una loro scelta – risponde Zanella – Spesso delegano esclusivamente alle agenzie il reclutamento dei lavoratori, perché non hanno personale dedicato, non hanno un data base …”. In sostanza: il fatto che un candidato non venga scelto fa parte del processo di selezione; non ci sono candidati “di serie A o di serie B”; anche altre agenzie ci parlano di profili personali che talvolta hanno criticità, sono più o meno spendibili sul mercato…. “Solo nella vostra zona abbiamo più di 12 mila iscritti, con 3 persone in ufficio – prosegue Zanella – Il nostro progetto “Candidate Caring”, a seconda delle diverse aree, si tramuta in orientamento, formazione o “storaggio” dei dati; è fatto da chi di noi si occupa della selezione e prevede colloqui approfonditi per istradare il più possibile i candidati verso nuove opportunità. Certo, non è che ci si registra e per ciò stesso si trova lavoro al più presto. Noi abbiamo dato a 40 iscritti ad un corso di aggiornamento la possibilità di seguire un corso gratuito di computer, ricevendo anche un rimborso. La situazione del mercato del lavoro è difficile; la sua ripresa sta passando anche attraverso di noi, ma è difficile prevedere come sarà fra pochi mesi”.

 

 

 

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Che ruolo svolge la Provincia nella lotta alla disoccupazione? “Importante – risponde l’Assessore al Lavoro, Francomaria Franzi – Da lei dipendono i centri per l’impiego e la formazione professionale, con funzioni complementari ma diverse. I centri non solo fanno l’inventario delle persone in difficoltà per segnalarle alle imprese, ma insegnano ad entrare in rapporto con esse, a cercare il lavoro. Tengono i rapporti con le imprese per capire le loro necessità. La formazione è collaterale a questo lavoro. Noi viviamo in una zona periferica – prosegue l’Assessore – Abbiamo difficoltà a creare formazione perché questa negli anni è stata accentrata dalla Regione con criteri, indicati dall’UE, inadeguati. Noi cerchiamo un rapporto con la Regione per creare una formazione adeguata alle nostre esigenze.” Ma in pratica, cosa fanno questi centri? “Svolgono un ruolo fondamentale dare ai dipendenti di imprese piccole gli stessi diritti di quelli delle più importanti; ad esempio, la cassa integrazione in deroga. Per goderne, occorre iscriversi ai centri, dire loro le proprie aspettative e seguire un percorso formativo. C’è chi faceva il metalmeccanico ed ora vuol fare il cuoco. Dobbiamo far capire che la formazione deve incrociarsi con le aspettative delle imprese e cercare, nell’apparato produttivo del nostro territorio, di capire chi è interessato alle soluzioni che proponiamo. E’ un  lavoro molto più faticoso creare questo rapporto fra l’impresa piccola, che non sa dove cercare il dipendente e il lavoratore che non sa chi abbia bisogno di lui. Fino ad ora il centro per l’impiego si occupava soprattutto di disagiati; oggi ad averne bisogno sono persone normali, il quarantacinquenne che ha i figli all’Università … Nell’ultimo anno sono andati in mobilità circa 1000 lavoratori.” Che rapporto ha la Provincia con le agenzie del lavoro? “Controlliamo che agiscano a norma di legge – risponde Franzi – ma non devono chiederci autorizzazioni; sono attività private. Abbiamo capito che l’obiettivo non è tanto ricollocare le persone, quanto riformare l’apparato produttivo, in modo che possa riaccoglierle; gli strumenti sono il Piano strategico, l’accordo con la Regione e con il Governo che stiamo preparando, la Cabina di regia cui partecipa il Presidente della Provincia, il Vice Presidente e l’Assessore al lavoro: cerchiamo soluzioni con le forze sociali affinché nuove imprese si insedino qui e quelle esistenti possano sopravvivere. Un esempio: d’accordo con il Tribunale di Verbania 10 lavoratori, con un supporto economico provinciale, coprono posti vacanti. Con alcune scuole, in difficoltà perché manca chi apra e chiuda le porte, abbiamo avviato un progetto simile, attraverso un rapporto con l’ex Provveditorato.”

 

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Clara Aldera, segretario generale Cgil – VCO, non nutre simpatia per le agenzie del lavoro: “La C.G.I.L. ha sempre espresso parere negativo, per come è strutturato il sistema – dice – Dare ai privati la gestione del mercato del lavoro non può portare a nulla di buono. Le agenzie si sono sostituite ai vecchi uffici di collocamento in un’ottica privata, spesso senza le opportune conoscenze e capacità. Ci sono anche quelle che funzionano un po’ meglio.” Ma, nei fatti, non rendono un servizio utile? “Non hanno risposto in toto al bisogno di conoscere il mercato del lavoro, perché ne rispecchiano un pezzo troppo limitato. Anche a me risulta che spesso mandano comunicazioni non veritiere; talvolta, quando si intercetta la domanda, il posto di lavoro non esiste più. Su 10 casi la risposta positiva è 2.” Voi, cosa proponete? “Stiamo realizzando uno studio; entro 3 o 4 mesi potremmo avere un quadro più preciso del lavoro precario in Italia e di quello che raccolgono le agenzie; queste non permettono di conoscerne l’esatto quantitativo. Non esiste un albo, un registro; stiamo pensando di contattare quelle che riteniamo più rappresentative per capire l’entità del fenomeno.” Aldera sciorina una serie di altre questioni: “Spesso le agenzie si sostituiscono al periodo di prova: le aziende le utilizzano per testare i lavoratori. Il VCO è un territorio un po’ provinciale; rispetto ad aree analoghe, Como o Varese, ci sembra che la quantità di lavoratori intercettati sia bassa. Non essendoci una banca dati precisa, questa è solo una considerazione che facciamo noi. Qui il lavoro si trova perché lo segnala l’amico o il vicino di casa.” E sui centri per l’impiego cosa dite? “Quelli pubblici adesso – risponde Aldera – si accollano il lavoro più gravoso; ricollocare disabili, persone con problemi, ultracinquantenni. Il mio giudizio non è negativo sul loro lavoro, ma sul sistema cui devono rispondere; ad esempio, secondo noi c’è ancora poco collegamento fra mercato del lavoro, formazione, indirizzo dei bisogni formativi e verifica sugli effetti degli interventi.” Condivide dunque le accuse mosse da alcuni iscritti alle agenzie? “E’ logico che non si possa avere la certezza di trovare il lavoro solo perché si fa domanda, ma ho sentito tante persone demotivate perché, dicono, la risposta non arriva mai. Se penso al modello elvetico, che non condivido comunque, l’incontro fra domanda e offerta lì funziona in modo più concreto; loro hanno una storia molto più lunga, anche di agenzie private. In Italia non ci sono metri di giudizio obiettivi sulle agenzie; non essendoci un sistema di controllo e di coinvolgimento, alla fine è solo il singolo che può valutare se la risposta è soddisfacente o no.”  

 

 

 

Questo è un ampio servizio sulle agenzie del lavoro nella Provincia del Verbano Cusio Ossolaultima modifica: 2011-07-19T12:47:00+02:00da maurozuccari
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