Cristiani perseguitati ed eroici. Ogni tanto qualcuno ne parla

Oggi i Cristiani massacrati a causa della Fede sono più numerosi che ai tempi dell’Impero Romano, ma è abbastanza raro trovarne notizia nei mass media. Qualcuno rompe questo silenzio: ad esempio il mensile “Tempi” di cui riportiamo un articolo recente, firmato da Leone Grotti.

Nel seminario nigeriano assaltato dai terroristi. «Abbiamo già perdonato»

L’11 ottobre 2021 cinque seminaristi furono rapiti per chiedere un riscatto. «Gli islamisti vogliono mandarci via, ma noi restiamo». Reportage dallo stato di Kaduna, dove attacchi e rapimenti ai danni dei cristiani sono all’ordine del giorno. Ma le vocazioni aumentano

Leone Grotti, inviato di Tempi, è in Nigeria. Chi volesse sostenere il nostro reportage può farlo con una donazione al Fondo Più Tempi. Qui e qui potete leggere gli altri suoi articoli.

«Eravamo proprio qui, nel refettorio, quando alle sette e mezzo di sera i terroristi sono arrivati. Era buio, abbiamo sentito gli spari ed è scoppiato il panico». Difficilmente Uboh Sylvester Francis dimenticherà quell’11 ottobre del 2021, quando una banda di terroristi fece irruzione nel seminario nigeriano Cristo Re di Kafanchan, nello stato di Kaduna, per rapire dalla cappella cinque seminaristi, due dei quali subito rilasciati. «Non capivamo cosa stesse accadendo ma quando alcuni proiettili sono entrati nel refettorio ci siamo resi conto che il seminario era sotto attacco e abbiamo cercato di nasconderci».

L’attacco al seminario Cristo Re

Negli ultimi anni lo stato di Kaduna, nel nord-ovest del paese, è stato devastato dagli attacchi di terroristi, banditi e pastori Fulani. La strada che da Jos porta al seminario è lunga, dissestata e carica di dolore. Ai lati dell’unica carreggiata – un mosaico di buche e crateri con poco asfalto e molta terra battuta che nessuno si prende la cura di sistemare – grandi alberi di mango, coltivazioni di zenzero e palmeti fanno da sfondo a piccoli agglomerati di povere case bruciate e chiese crivellate di proiettili.

È lungo questa strada che sono avvenuti centinaia di attacchi da parte dei pastori Fulani alle comunità di agricoltori cristiani, gli ultimi solo tre mesi fa, e i rapimenti ai danni di chi vi si avventura non si contano. Per cercare di fermare, o almeno limitare, questa enorme esplosione di violenza selvaggia, il governo ha istituito decine di posti di blocco dell’esercito lungo il tragitto, che rallentano la percorrenza ma danno almeno una parvenza di sicurezza.

Un seminario protetto da decine di soldati e poliziotti

Oggi il seminario di Cristo Re è protetto da oltre 40 tra soldati, poliziotti e vigilanti. Un piccolo esercito per far sì che quanto accaduto un anno e mezzo fa non si ripeta più. «Per fortuna i rapitori cercavano soltanto di ottenere un riscatto», continua il racconto Uboh Sylvester. «I rapiti, tutti frequentanti l’ultimo anno di teologia, non avevano il numero di telefono dei formatori o del rettore. Così hanno dato ai banditi quello dei genitori, che dopo una rapida trattativa hanno ottenuto la liberazione dei nostri amici. Il 13 ottobre erano di nuovo tra noi».

«Durante la fuga molti di noi sono rimasti feriti», spiega Tor Godwin, seminarista dell’ultimo anno. «Tanti sono fuggiti nei boschi e alcuni sono stati punti dagli scorpioni. Sappiamo però che se nessuno di noi è morto è perché Dio ci ha protetti».

All’ingresso della cappella dove è avvenuto il rapimento campeggia la scritta “La pace sia con te”. E a giudicare dai volti dei seminaristi che al termine della messa del mattino hanno accettato di ripercorrere con Tempi quei momenti drammatici sembra che siano davvero in pace. «Siamo rimasti scioccati da quanto accaduto», racconta Ezra Jatau, 36 anni e prossimo a essere ordinato sacerdote, «ma per fortuna degli psicologi ci hanno aiutato a superare il trauma».

Qualcuno è stato tentato di andarsene, uno lo ha fatto, ma tutti gli altri sono rimasti. «Non possiamo sorprenderci per quanto accaduto», continua Jatau. «Gesù ha detto fin dal principio che saremmo stati perseguitati come lui ed è esattamente quanto accaduto. La nostra fede è stata messa alla prova, ma ogni paura è scomparsa quando abbiamo visto che i nostri responsabili non avevano nessuna intenzione di lasciare il seminario. Così siamo rimasti anche noi».

«I terroristi vogliono mandarci via, ma noi restiamo»

Oggi al Cristo Re studiano 133 seminaristi e dalla sua fondazione nel 2011 sono già stati ordinati una trentina di preti. Le vocazioni sono tante e non accennano a diminuire nonostante le violenze. Oltre al seminario, nella meravigliosa tenuta di 109 ettari immersa nella lussureggiante vegetazione nigeriana, c’è anche l’istituto di St Albert Fayit, che offre a tutti gli abitanti, a prescindere dall’appartenenza etnica e religiosa, la laurea in Filosofia e teologia, riconosciuta dall’Università statale di Jos.

Ma perché i terroristi hanno attaccato proprio un seminario che offre un’istruzione superiore, a prezzi stracciati, a tutti gli abitanti? I seminaristi non hanno dubbi: «I terroristi sono islamici, vogliono spaventarci per mandarci via. Questo è un esercizio sistematico del jihad, fatto per conquistare quest’area, che è interamente cristiana. Vogliono far sparire il cristianesimo da Kaduna, ma non ci riusciranno».

Tra pochi giorni sarà Pasqua e nel seminario l’immedesimazione con la passione di Cristo è totale: «Per seguire Gesù, bisogna rinunciare a sé», continua Godwin. «Conosciamo le storie dei martiri, sappiamo che la croce non è un optional e che attacchi come quello che abbiamo subito potrebbero capitare ancora. Ma sappiamo anche che Gesù è risorto e che ci protegge».

«Niente compromessi sulla nostra fede»

I seminaristi si dicono “pronti a tutto per Dio”, ma questo non significa non prendere le dovute precauzioni. Oltre alla guarnigione di sicurezza, il seminario Cristo Re sta raccogliendo fondi, anche in Italia, per istituire un sistema di allarme e telecamere. Attorno al seminario, infatti, ci sono solo villaggi cristiani: «Quando e se sentiranno l’allarme, accoreranno in nostro aiuto».

Nessuno dei seminaristi sembra serbare rancore ai terroristi: «Quando i nostri fratelli rapiti sono tornati, ci hanno detto che avevano già perdonato perché Dio ha manifestato la sua potenza salvandoli. Così tutti noi abbiamo seguito il loro esempio».

Tra pochi giorni sarà Pasqua, un giorno spesso utilizzato dai terroristi in tutto il mondo per compiere attacchi contro i cristiani. Il seminario di Cristo Re limiterà le celebrazioni per non correre rischi? «No», spiega Owunoja Basil, seminarista del secondo anno di 41 anni. «Magari avremo qualche piccolo accorgimento, ma sulla nostra fede non facciamo compromessi».

Cristiani perseguitati ed eroici. Ogni tanto qualcuno ne parlaultima modifica: 2023-04-04T20:10:26+02:00da maurozuccari
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